Recensione di “Tartaro”, singolo della band Amore ai tempi del muro

Con Tartaro, Amore ai Tempi del Muro firma un brano potente e suggestivo, capace di coniugare intensità emotiva e sperimentazione sonora. Il gruppo, già noto per la sua capacità di mescolare rock alternativo e liriche evocative, questa volta ci conduce in un viaggio oscuro, sospeso tra disillusione e speranza, tra il peso della memoria collettiva e il tormento dell’introspezione.  

Il titolo richiama il “Tartaro” la dimensione più profonda e inaccessibile dell’oltretomba greco, simbolo di dannazione e abisso interiore. Ed è proprio questa atmosfera infernale che il brano riesce a evocare fin dalle prime note. Il sound, stratificato e avvolgente, alterna momenti di sospensione quasi eterea a esplosioni di chitarre graffianti e ritmi serrati, creando un contrasto emotivo che amplifica la tensione narrativa.  

La voce, sofferta e a tratti rabbiosa, dà corpo a una lirica intrisa di rimpianti e consapevolezza. Il testo racconta la fine di un rapporto segnato dall’indifferenza e dalla frattura emotiva. Il ritornello, martellante e incisivo, insiste su un contrasto straziante: “Dici che te ne fotti, dici che te ne vai / Tra i pezzi di vetri rotti, serafiche verità”. Qui emerge il senso di perdita e il tentativo vano di recuperare ciò che è stato irrimediabilmente spezzato.  

Le liriche dipingono un quadro di decadenza emotiva, in cui il desiderio stesso diventa una tirannia, un’illusione che spinge i protagonisti verso l’oblio. L’inverno, simbolo di freddezza interiore e distacco, si contrappone alla speranza di una rinascita primaverile (“Tornerà con le stagioni, il tepore nei polmoni”), ma il brano non offre una vera redenzione. L’ultima ripetizione del ritornello introduce un presagio più cupo: “Qualcuno non tornerà”, suggellando un finale amarissimo e definitivo.  

Particolarmente potente è l’immagine di chi ‘voleva giocare coi morti, coi vivi affogherai” una sentenza che sembra punire chi ha sfidato il destino o ha sottovalutato il peso delle proprie scelte. La morte e la perdita non sono solo metaforiche, ma rappresentano un punto di non ritorno.  

Tartaro è un brano che non lascia indifferenti, sia per la sua intensità musicale che per il lirismo evocativo e crudele. Amore ai Tempi del Muro dimostra ancora una volta una grande maturità compositiva, riuscendo a trasformare emozioni oscure in una canzone che è al tempo stesso un’esperienza sensoriale e un racconto viscerale. Un pezzo che conferma la band come una delle realtà più interessanti della scena alternativa, capace di scavare nelle profondità dell’anima senza compromessi.

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