“Quel che sarà” dei Cosmonauti Borghesi è un intricato intreccio di narrazioni notturne e emozioni effimere, delineato con maestria nel tessuto poetico del testo. La canzone si apre con l’evocativa immagine di “24 ore un calice di troppo”, aprendo le porte a una notte di eccessi e desideri. L’atmosfera si dipana attraverso l’aperitivo che sembra un “vino rosso” e la temperatura che si fa sentire con “cento gradi addosso”. La scena si sposta sul rooftop con un “open bar” che si svela come cornice di una notte dai contorni incerti.
La poetica si fa più intensa con l’allusione ad Aladino e il desiderio, una dinamica tra due persone che sfuggono al genio, cercando la solitudine nella notte. L’immagine delle “notti da leone” si contrappone alle “lacrime da hangover”, creando un equilibrio fragile tra euforia e malinconia.
Il ritornello, con la sua ripetizione di “Quel che sarà,” svela un’incertezza sotto una superficie di divertimento notturno. Il testo oscilla tra la spontaneità di ballare sulla pista dei club e la consapevolezza che, alla fine, c’è un “quel che sarà” imprevedibile. La scelta di andare “offline” rispecchia la dualità tra la vita notturna frenetica e la realtà più intima e riflessiva.
Il brano conclude con immagini suggestive di distanza (“chilometri dal cielo”) e un addio (“Un attimo e mi dici bye bye”), evocando un senso di inevitabilità nella fluidità del tempo notturno.
In sintesi, “Quel che sarà” si distingue non solo per la sua produzione pop funk coinvolgente ma anche per la ricchezza e la complessità delle sue liriche, che esplorano le dualità dell’esperienza notturna con un occhio attento.
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