Recensione di “Nemesi”, primo album solista di Stefano Attuario

Stefano Attuario, con il suo primo album solista “Nemesi”, ci conduce attraverso un lavoro sonoro intriso di intensità e profondità. Pubblicato il 15 febbraio per l’etichetta Terzo Millennio Records e prodotto da Max Zanotti, questo lavoro musicale si presenta come un manifesto della sua ricerca personale di equilibrio, ispirandosi alla divinità dell’antica Grecia, Nemesi, come simbolo di giustizia compensativa.

Attraverso dieci tracce, Attuario esplora le sfumature dell’animo umano, offrendoci una testimonianza onesta e trasparente delle sue esperienze e emozioni. Dai testi penetranti e graffianti alle atmosfere oscure, l’album riflette le lotte interiori, le rivincite e le dipendenze affrontate nel percorso di crescita personale dell’artista.

Il singolo d’apertura, “Un Demone La Mia Morale”, ci introduce a un viaggio di consapevolezza e lotta interiore, incitandoci a confrontarci con i nostri demoni quotidiani. La traccia non solo riflette la potenza e la rabbia dell’album, ma offre anche un messaggio di speranza e resilienza.

“Liberi Respiri (And The Silence In Between)” in collaborazione con Ray Heffernan, si distingue come una delle composizioni più significative dell’opera, toccando temi universali di perdita e dolore, trasformandoli in una potente ballata rock carica di emozioni.

Attraverso brani come “Arcobaleni in Bianco e Nero” e “L’Anima non Mente”, Attuario esplora le critiche della società contemporanea e le dinamiche delle relazioni umane, offrendo uno sguardo acuto e profondo sulla condizione umana.

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La title track, “Nemesi”, chiude l’album con un testo recitato, simboleggiando la ricerca di quiete dopo la tempesta, e facendo riferimento alla mitologia classica e al concetto di giustizia compensativa.

In studio, Attuario ha lavorato con dedizione e passione, guidato dalla mano attenta e paziente del produttore Max Zanotti, per creare un lavoro potente e ben prodotto che cattura l’essenza stessa della sua arte.