Con il suo album di debutto, Ramo si fa strada nel panorama musicale con un sound che affonda le radici nel pop alternativo, con tocchi di rock e una profondità emotiva che rende il suo primo lavoro assolutamente da ascoltare. Il disco omonimo, uscito il 29 novembre, è una riflessione intensa su rinascita e ricerca di sé, un percorso che si snoda tra alti e bassi, tra sonorità coinvolgenti e testi intimi.
La prima cosa che colpisce di “Ramo” è la sua abilità nel trasmettere un senso di vulnerabilità attraverso la voce e le melodie. La sua linea vocale, mai eccessiva ma sempre emozionante, si fonde perfettamente con le chitarre acustiche e le leggere incursioni elettroniche, creando un ambiente sonoro ricco ma mai troppo complesso. I brani si alternano tra introspezione e spunti di energia, con una produzione che lascia spazio alla narrazione, pur senza rinunciare a momenti più esplosivi. La semplicità degli arrangiamenti, con percussioni essenziali e linee di basso sottili, permette alla sua voce di emergere, trasmettendo ogni parola con intensità e sincerità.
“Ricomincio da qui” è la traccia di apertura che sembra il manifesto del disco: una dichiarazione di forza e di speranza che segna l’inizio di un cammino di riflessione e crescita. Dall’altra parte, brani come “Tossici” e “Chiedo Aiuto!” scavano nell’oscurità delle relazioni dannose, trattando temi di dipendenza e consapevolezza con una delicatezza sorprendente. È evidente che Ramo non si limita a raccontare una storia personale, ma tocca temi universali che risuonano in ogni ascoltatore.
L’album si fa apprezzare non solo per la sua capacità di evocare emozioni, ma anche per la sua autenticità. Nonostante un sound che si inserisce in un filone pop-rock ben consolidato, Ramo riesce a creare un’atmosfera unica, fatta di silenzi e crescite soniche, dove ogni traccia sembra raccontare una parte di sé. “Ramo” non è solo un album, è un viaggio che merita di essere vissuto e che si fa apprezzare sempre di più ad ogni ascolto
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