Lady and the Clowns: “Mar Viola” non cerca scorciatoie

Lady and the Clowns non hanno mai avuto intenzione di stare comodi. Dopo l’EP Who’s the Lady?, che già mostrava una certa allergia alla classificazione, tornano con Mar Viola, un album che non cerca scorciatoie né appigli facili per piacere. Dodici tracce che rifiutano il compromesso e si muovono tra generi come se il confine tra disco music e metal fosse solo una formalità da ignorare. Spoiler: per loro lo è.

Il trio romano non si accontenta di un’identità univoca. In bilico costante tra l’energia live e una scrittura a tratti diaristica, Mar Viola è un disco che parla di solitudine, confusione, crescita personale e identità – il tutto con la naturalezza di chi ha digerito bene le proprie influenze, ma non ha alcuna voglia di replicarle. L’aspetto curioso? Riescono a farlo mentre infilano una banana gonfiabile nei loro concerti. Perché la coerenza è sopravvalutata, ma l’ironia no.

Le canzoni si legano tra loro più per affinità tematica che per genere. Nothing to Say apre il disco mettendo a fuoco il vuoto comunicativo dell’epoca attuale. Body, invece, dà voce a un corpo stanco, ignorato, spremuto. Ma è con Forbidden Seas e The Route che si inizia a intravedere un filo conduttore più profondo: quello del viaggio. Non tanto verso qualcosa, quanto via da qualcosa. Un’urgenza di muoversi, anche a caso, ma purché non si resti fermi.

Poi arriva La Notte Vola – sì, proprio quella. L’operazione potrebbe sembrare nostalgia gratuita, ma è invece una dichiarazione d’intenti. Rispolverare un classico della TV italiana anni ’80 con riff rock e senza ammiccamenti è un modo per dire: possiamo fare tutto, e se non vi piace, pazienza.

Il disco funziona perché i Lady and the Clowns non tentano di essere iconici. Non stanno cercando la hit virale o la ballata che strappa lacrime nei reel. Stanno solo cercando di raccontare chi sono, con tutti i loro inciampi, i cambi di rotta, le passioni che vanno dai Queen ai Nine Inch Nails passando per Madonna.

Mar Viola non è un concept album, ma lo diventa a furia di suggestioni: un mare indefinito in cui si affonda e forse si emerge. Non è importante. Non c’è morale, solo movimento. Ed è già abbastanza.