Una delle frasi ricorrenti di Loris Dalì è “Sono famoso l’anno prossimo dal 2014”. In realtà forse non ha nemmeno voglia di diventare “famoso”, qualunque cosa voglia dire. Loris Dalì è un cantautore che vive appieno la sua vita da artista, sia mentre porta in giro la sua musica che quando si esibisce chitarra e voce dopo aver cucinato in qualche ristorante a Silvi Marina.
Già anticipato dal singolo “Se citofoni scendo”, impregnato di leggerezza e della semplice poesia della quotidianità, “CASA Dalì” è il suo nuovo disco, completamente analogico, fatto in casa e registrato a mano dallo stesso artista che definisce se stesso come “un cantautore stagionale”.
Qual è il tuo rapporto con Salvador Dalì e le sue opere? Cosa significa per te portare il suo nome ed essere anche tu un’artista?
Una precisazione necessaria: Dalì è un’abbreviazione del mio cognome intero che è D’Alimonte. Quando, con la mia prima band, abbiamo abbandonato le cover per arrangiare pezzi nostri e volevamo cambiare nome, qualcuno propose di chiamarci “I Dalì” e l’idea ci piacque. Poi, per combinazione, Dalì è tornato quando abbiamo inciso il nostro primo EP “Che notte splendida”, uscito prima di internet, quindi ci sono in giro solo copie fisiche. Avevo conosciuto un personaggio molto particolare, Claudio Ghella, egittologo, intellettuale, pittore, scrittore e molte altre cose e gli ho chiesto di disegnare la copertina. Mi ha raccontato di aver incontrato Dalì negli anni 80 su una costa della Spagna, di essersi intrattenuto fino al punto che lo invitò da lui. Del suo racconto mi è rimasta impressa un’immagine: Salvador Dalì aveva delle tartarughe con una candela sul guscio che, camminando lentamente, creavano un gioco di ombre in movimento nella casa. Così abbiamo deciso di mettere in copertina del’ Ep una tartaruga con candela sul guscio. Quando sono passato da band a cantautore è stato naturale chiamarsi Loris Dalì. Quello che mi colpisce è che Dalì non era solo un pittore, ma molte altre cose e questa sua estensione artistica in altri campi è un’anticipazione di ciò che oggi l’artista è.
Quanto raccontano di te in genere i tuoi pezzi? Riesci a scrivere anche senza essere autobiografico? Quanto sono importanti per te casa e quotidianità?
Le mie canzoni parlano di me e di ciò che mi sta intorno. Certo molte sono assolutamente autobiografiche, per esempio il nuovo singolo “Se citofoni scendo” è volutamente il manifesto della mia quotidianità. Altre volte descrivo il mondo con occhi altrui. Per esempio, nel nuovo disco c’è un brano che si intitola “Supermercato” che di fatto è nato da una frase di un amico mentre mi raccontava del suo matrimonio finito male: “Ogni volta che ho fatto una cazzata, anche grossa, mentre la facevo mi sembrava una splendida idea”. Comunque, la nostra casa, che di fatto è il mio studio di registrazione ed il mio luogo creativo, e la quotidianità sono al centro della mia esistenza, sia personale che artistica.
Quali sono stati i momenti che ti hanno dato più soddisfazione, durante il tuo percorso musicale? E adesso, in che fase della tua vita senti di essere?
A ripensarci ho avuto molte soddisfazioni dalla musica. Il successo della critica per i miei dischi, i tantissimi concerti che ho fatto da solo in tutta Italia, con altri musicisti e con la mia band originale con cui ne ho fatti centinaia. Non essere andato anni fa ad un talent show molto importante, nonostante mi avessero chiamato e senza nemmeno chiederlo, lo metto tra i successi. Ma la fase migliore è proprio quella che sto vivendo da un paio di anni a questa parte perché sono finalmente riuscito a conglobare la mia vita artistica nella mia vita quotidiana.
E che rapporto hai con i tuoi figli? Ti supportano in quello che fai, artisticamente e non?
Jacopo ha 22 anni e Morgana ne ha 21. Con loro ho stabilito un rapporto come persone e non come figli in senso comune e devo dire che mi supportano, inoltre la mia famiglia prende attivamente parte ai miei progetti. Mia moglie e mia figlia sono le coriste delle mie canzoni, mio figlio ha suonato e prodotto il mio ultimo disco, mia moglie crea disegni e grafiche, infatti la copertina del disco è una sua scritta. Ma soprattutto sono i miei primi fans ed i miei primi critici. A loro sottopongo le mie idee, non solo musicali, e spesso se non piacciono a loro le accantono. Per esempio, da un paio di anni sto scrivendo un libro che si intitola “STAY FRESH, Esercizi per CAMBIARE vita, abitudini, lavoro, città…”. È un libro un po’ particolare che uscirà credo nel 2026. È nella mia testa da un po’ e, soprattutto all’inizio, mi era difficile spiegarlo perché era tutto molto confuso. Ecco, i miei figli quando rientrano di sera o di notte non temono che li sgridi perché è troppo tardi, ma temono che gli dica: “Vieni che cerco di spiegarti cosa mi è venuto in mente”. Inoltre, con la mia famiglia condivido anche la stagione estiva in un locale sul mare in cui, oltre che lavorare, mi esibisco. Insomma, sono loro la mia band.
Perchè dici che non hai voglia di diventare famoso?
Perchè cambierebbe la mia vita e, visto che ad oggi non potrei desiderarne una migliore, non ho voglia di diventare famoso. Anche perché diventare famoso comporta anche una certa quantità di obblighi e costrizioni. Non mi dispiacerebbe arrivare a guadagnare di più con l’arte ed aumentare la mia popolarità, ma fino ad un certo punto. Che poi se famoso è colui di cui si parla, di me si parla tanto quanto mi basta, quindi lo sono già per la misura che vorrei.