Eccoci con la band Amore ai Tempi del Muro. “Tartaro” è un brano intenso e carico di significati. Qual è stata la scintilla che vi ha portati a scrivere questa canzone?
Dariusz: “Tartaro” nasce da un momento di forte inquietudine. Quando una situazione che sembrava promettente si sgretola davanti ai tuoi occhi, quello che resta è una sensazione di vuoto. In quel momento, ho preso la chitarra e tutto è venuto fuori di getto, senza filtri.
Nel sound di “Tartaro” emergono elementi di rock alternativo, atmosfere cupe e una tensione emotiva che cresce fino all’esplosione del ritornello. Come avete lavorato alla costruzione sonora di questo pezzo?
Dariusz: Abbiamo voluto creare un crescendo che rispecchiasse il senso di oppressione e poi di sfogo che il testo porta con sé. La collaborazione con Alberto Dalla Zuanna delle “Isole di Ceramica” è stata fondamentale: ha contribuito con il suo tocco all’arrangiamento e ha suonato diversi strumenti, dando profondità al pezzo.
Il testo affronta tematiche universali come il distacco, la disillusione e il desiderio di rinascita. Vi siete ispirati a esperienze personali o volevate raccontare una condizione più generale dell’animo umano?
Dariusz: Direi entrambe le cose. Nasce da un’esperienza personale, ma alla fine, chi non ha mai vissuto un momento di disillusione? È una condizione comune, quasi inevitabile, e proprio per questo volevamo che la canzone parlasse a tutti.
Il vostro stile mescola diversi generi, dal rock al cantautorato, mantenendo però una forte identità. Quali sono le influenze principali che hanno contribuito a definire il vostro suono?
Dariusz: Sicuramente i “Biffy Clyro” sono stati una grande fonte di ispirazione, ma ognuno di noi porta con sé un background musicale molto ampio. Alberto, ad esempio, ha un bagaglio incredibile di musica alternativa e questo si riflette nelle nostre scelte sonore.
“Amore ai Tempi del Muro” è un nome evocativo e ricco di significati. Quanto il concetto di barriera, sia fisica che emotiva, influenza il vostro modo di fare musica?
Dariusz: Direi che è alla base di tutto. Il muro può essere un confine, un ostacolo, qualcosa che separa le persone o che isola. Noi cerchiamo di raccontare proprio quei momenti in cui ci si scontra con questi muri, nel tentativo di abbatterli o, almeno, di renderli visibili.

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