Intervista al progetto Transatlantico per il singolo “Via della viola”

Eccoci con Cristofer del progetto Transatlantico per questa nuova intervista. ” Via della Viola” è il nuovo singolo. Come e quando è nato questo pezzo?.

Ciao a tutti e grazie, ancora una volta, per lo spazio concessomi. 

“Via della Viola”, o meglio, la bozza di Via della Viola nasce ad Ottobre del 2021, lo ricordo bene.

A settembre dello stesso anno visitai per la prima volta Perugia, fui ospite di una persona a cui ero tanto legato ed il primo luogo che mi fece visitare della città fu proprio Via della Viola. Rimasi incantato dalla quantità d’arte presente in quella strada ed in tutta Perugia, mi brillavano gli occhi nel vedermi sommerso da così tanti stimoli e colori, fu amore a prima vista.

Via della Viola è caratterizzata da sonorità molto dolci perché, all’inizio, era stata scritta come una ninna-nanna.

La scrissi in un periodo in cui non riuscivo a dormire, ero costantemente vinto da mille pensieri e riposavo poco e male.

La stesura avvenne di notte e tutte le sere, per diverse settimane, iniziai a suonarla prima di andare a letto, era diventato una sorta di rito della buonanotte.

Rendere pubblico un qualcosa di così intimo è stato un colpo al cuore, volevo restasse una cosa solo mia e così è stato per diversi anni.

Il destino poi ha deciso che per continuare gli studi dovessi trasferirmi proprio a Perugia e lì ho capito che il mondo mi stava comunicando qualcosa, era arrivato il momento di farla uscire.

Quale è stata la sfida più grande durante la produzione di questo brano e come è stata superata?

A livello di produzione non ci sono stati problemi, sono anni ormai che io e Tommaso Peluso (altra metà di Transatlantico) lavoriamo insieme e conosciamo molto bene cosa fare per produrre pezzi ad alto livello. Ho la fortuna di possedere uno studio di produzione errante che mi segue in tutti i miei spostamenti, mi è capitato di registrare demo di pezzi in ogni dove ed in ogni condizione, dopo cinque anni a fare questo lavoro posso dire che ne abbiam viste e risolte di cotte e di crude, ormai i “problemi tecnici” non ci spaventano più.

La sfida più grande è stata sicuramente il dover fare i conti col passato, con la persona che ero nel momento della stesura del testo e con quella che sono ora. Sono andato in crisi diverse volte prima dell’effettiva pubblicazione del brano, proprio perché non ero ancora troppo convinto di regalare quella grande parte di me al mondo, mettere a nudo le proprie fragilità è sempre un grande, grandissimo atto di coraggio.

Per fortuna è andata bene!

C’è una frase della canzone che secondo te spicca rispetto alle altre?

Magari non è la più d’impatto ma è quella a cui più mi preme dar voce, la frase è posta all’inizio del testo e recita: “quando quel deficit dell’autostima t’ha portata da lui che non sa manco chi sei”.

Sempre più persone arrivano a cercare una validazione esterna per appagare se stessi, forse perché hanno perso il contatto con ciò che sono veramente. È come se l’immagine che si riflette negli occhi degli altri diventasse più importante di quella che si percepisce dentro di sé. Questo porta a inseguire relazioni, situazioni o persone che non hanno davvero a cuore chi siamo, ma che soddisfano temporaneamente quel vuoto interiore. Persone che ci fanno solo male. Tuttavia, quel senso di appagamento è fugace, perché nasce da una fonte esterna, incapace di nutrire davvero il nostro bisogno più profondo di appartenenza.

Sono convinto, che il vero equilibrio si trovi solo quando smettiamo di cercare fuori ciò che possiamo costruire dentro. È nell’accettazione di noi stessi, con le nostre fragilità e forze, che impariamo a riconoscere il nostro valore, senza doverlo continuamente chiedere agli altri.

È un invito a volersi più bene!

Un aggettivo che riassume secondo te il brano?

Penso che un aggettivo non basti per descrivere al meglio il brano, me ne vengono troppi in mente e tutti insieme, sfortunatamente non ho mai imparato ad essere sintetico.

Se proprio devo sforzarmi a trovarne uno che più degli altri si avvicina a cosa rappresenta per me “Via della Viola” credo che sia “vissuto”.

È una canzone che, come me, ha vissuto tanto e mi ha accompagnato in silenzio per anni molto diversi e complicati della mia vita, è un pò come se fossimo cresciuti insieme, è davvero bello.

Si, credo che vissuto sia il termine giusto.

Guardando al futuro, ci sono nuovi progetti all’orizzonte?

La musica non si fermerà ancora per molto, ci sono molti brani che ancora aspettano di vedere la luce, alcuni sono stati già suonati dal vivo, con altri faccio ancora un pò fatica.

Ho anche iniziato a scrivere un altro libro dopo “Novelle dal campo di fiori”, ci vorrà ancora molto tempo, ma sto lavorando anche per questo.

Tempo al tempo, la fretta non ha mai portato a nulla di buono.

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