Eccoci con Paolo Carone per questa intervista per il suo nuovo singolo YOUR BODY MADE ME FOOL. Paolo, hai affermato che la tua intenzione era creare un brano che fissasse il tuo lavoro artistico nel tempo. In che modo credi che la tua evoluzione come musicista si rifletta in “Your Body Made Me Fool” rispetto ai tuoi lavori precedenti?
L’intenzione era quella di comporre il brano che mi rappresentasse nella storia: se qualcuno in futuro dovesse cercare informazioni su Paolo Carone, vorrei che trovasse questo pezzo perché penso che rappresenti quasi tutto di me.
L’atmosfera intima ed erotica della canzone è palpabile. Come gestisci la delicatezza di esplorare tematiche sensuali attraverso la tua musica e quale messaggio desideri comunicare agli ascoltatori?
Nella creazione del brano io non ho mai avuto minima considerazione per gli ascoltatori. Non ho mai scritto per loro ma per me stesso e per il mio retaggio. Io penso che se un ascoltatore volesse realmente conoscere un musicista, quello che ha passato, la sua storia, i suoi stati d’animo, debba cercare una canzone che non sia stata composta per soddisfare le aspettative del pubblico. È l’unico modo per lasciare un retaggio di musica qualitativamente alta; il resto è solo roba confezionata per le masse.
Dopo questo brano ispirato ai viaggi d’America, ci puoi anticipare quali nuove direzioni musicali stai esplorando per il futuro?
Al momento io non ho idea di quello che mi riserverà il futuro. Sicuramente voglio aumentare il numero di esibizioni dal vivo e per questo ho già iniziato una serie di concerti che mi vedrà impegnato in tutta Italia.
La tua scelta di strumenti vintage, come la chitarra del 1961 e l’amplificatore Simpson degli anni ’60, conferisce a “Your Body Made Me Fool” un carattere autentico. Qual è stata l’ispirazione dietro questa decisione e come hai lavorato per preservare l’essenza del passato nella tua musica?
La soddisfazione del restauro completo di questi strumenti è stata il primo motore che mi ha permesso di comporre il pezzo. Suonavano troppo bene insieme, il giro di Blues è venuto automaticamente e mi serviva solo un testo che fosse adeguato, così ho pensato al corpo di una donna bellissima con cui ho avuto una relazione.
La ritmica tribale del brano evoca le tradizioni voodoo di New Orleans in modo suggestivo. Puoi raccontarci come hai integrato questa atmosfera nella composizione e quali sfide hai affrontato nel farlo?
Sono riuscito a dare questa impronta perché ho visitato personalmente quei posti e sono stato imbevuto di quell’atmosfera e quel mood. Avendolo fatto, la composizione del pezzo è stata quasi automatica.
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