Intervista a Giulia Museo

Giulia Museo, giovane cantautrice aquilana, ci racconta il suo nuovo singolo “Tu ci sei”, nato dalla volontà di dare voce a tematiche delicate come le relazioni tossiche. Preparatevi a immergervi in una conversazione sincera e appassionata, che celebra la forza della musica come strumento di trasformazione e rinascita.

Benvenuta a “La casa della musica emergente”, Giulia! Partiamo dalla tua infanzia: c’è un ricordo legato alla musica che ti ha segnato particolarmente?

    Grazie per l’invito, è un piacere essere qui! Se penso alla mia infanzia, la musica è sempre stata una presenza costante. Sono cresciuta in una famiglia di musicisti.  Alle elementari durante una recita scoprirono che ero abbastanza intonata e consigliarono di segnarmi a una scuola di musica. Un altro ricordo che porto nel cuore è la prima volta che sono salita su un palco: l’emozione, l’adrenalina, la paura… ma soprattutto la sensazione di sentirmi esattamente dove dovevo essere. Da quel momento ho capito che la musica non sarebbe mai stata solo una passione, ma una parte fondamentale di me.

    Il singolo “Tu ci sei” ha un forte impatto emotivo. Come hai deciso di affrontare un tema delicato come le relazioni tossiche attraverso la musica?

      Affrontare un tema come le relazioni tossiche attraverso la musica è stata una scelta naturale per me. Credo che la musica abbia il potere di dare voce a emozioni profonde e di arrivare dritta al cuore delle persone. Con Tu ci sei volevo trasmettere un messaggio di consapevolezza e speranza, mostrando che è possibile uscire da situazioni difficili e ritrovare sé stessi. Non volevo solo raccontare il dolore, ma anche la forza che si può trovare dentro di sé per reagire. Spero che chi ascolta questa canzone possa sentirsi capito, meno solo e magari trovare il coraggio di fare quel passo in più verso il proprio benessere.

      Nella realizzazione di “Tu ci sei” hai condiviso la scrittura con Francesco Marrone e la produzione con Luigi Tarquini. Come descriveresti il vostro lavoro di squadra?

        Lavorare con Francesco Marrone e Luigi Tarquini è stato un processo davvero arricchente. Con Francesco la scrittura è nata in modo molto naturale: abbiamo condiviso idee, emozioni ed esperienze per trovare le parole giuste che potessero raccontare al meglio il messaggio di Tu ci sei. Luigi, invece, ha saputo trasformare queste parole in musica, creando un sound che amplifica l’intensità emotiva del brano. È stato un vero lavoro di squadra, dove ognuno ha messo il proprio tocco, ma sempre con un obiettivo comune: trasmettere autenticità e dare forza a chi ascolta. Quando si lavora con persone che credono davvero nel progetto, tutto prende forma in maniera più fluida e naturale, ed è esattamente quello che è successo con Tu ci sei.

        Come vedi l’attuale scena musicale emergente in Italia? Quali sono, secondo te, le sfide più grandi per chi inizia oggi?

          Purtroppo, credo che oggi ci sia una certa difficoltà nel trovare quella che definisco ‘vera musica’. Molte volte sembra che si privilegi la quantità rispetto alla qualità, e in questo caos è facile perdere di vista l’autenticità. La musica, quella che ti arriva davvero al cuore, sembra essere messa un po’ in secondo piano, sostituita da produzioni fatte per piacere subito e senza molta profondità. Le sfide per chi inizia oggi sono sicuramente anche legate a questo fenomeno: l’industria musicale spesso sembra più interessata a ciò che è di moda, piuttosto che a valorizzare gli artisti che propongono qualcosa di più genuino e significativo. Tuttavia, credo che ci sia ancora chi cerca di mantenere viva la vera essenza della musica, e che in qualche modo sia possibile emergere facendo sentire la propria voce autentica, nonostante le difficoltà.

          A livello personale, in che modo il contatto con i fan o con il pubblico dal vivo influisce sul tuo modo di comporre?

            Il contatto diretto con il pubblico dal vivo ha un impatto enorme sul mio modo di comporre. Ogni volta che salgo su un palco e vedo le reazioni delle persone, capisco davvero come la mia musica arrivi agli altri. Quella connessione mi spinge a scrivere con più consapevolezza, cercando di trasmettere emozioni che possano essere condivise. Ogni esibizione è un’esperienza che arricchisce il mio processo creativo. Vedere come la musica può toccare le persone in modo profondo mi dà la motivazione per continuare a scrivere e a esplorare nuove sonorità. In un certo senso, il pubblico diventa una fonte di ispirazione, un riflesso delle emozioni che voglio raccontare.

            Ultima domanda: un consiglio che vorresti dare a chi si ritrova in una relazione tossica, come quella di cui parli in “Tu ci sei”?

              Il mio consiglio è di non avere paura di chiedere aiuto e di non sentirsi mai soli in un momento così difficile. Le relazioni tossiche possono farci sentire intrappolati e confusi, ma è fondamentale ricordare che meritiamo rispetto, amore e felicità. A volte il primo passo è riconoscere che qualcosa non va, e il secondo è avere il coraggio di fare qualcosa per cambiare. Non bisogna vergognarsi di allontanarsi da chi ci fa del male, perché il nostro benessere viene prima di tutto. Iniziare a mettere al primo posto se stessi, anche se difficile, è il modo migliore per ritrovare la propria forza e ricominciare a vivere con serenità. Ogni passo verso la libertà è una vittoria.

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