Intervista a Dreg per il nuovo singolo “Non fa x me”: una ritmica nata per magia

Benvenuto su La casa della musica emergente a Dreg!  Il tuo nuovo singolo “Non fa x me” affronta il tema del disagio legato agli standard imposti dalla società. Puoi condividere con noi cosa ti ha ispirato a creare questa canzone e come hai tradotto questo sentimento in musica?

Ciao raga! È un piacere essere vostro ospite. Il brano nasce all’improvviso una domenica di marzo.. stavo in cucina ad ascoltare musica (ovviamente punk) quando mi entra in testa una ritmica e come per magia butto giù il testo su una sequenza di quattro accordi di chitarra. In quel periodo mi interrogavo sul fatto che non stavo molto bene nella mia pelle perché ero assillato dal dubbio che la musica fosse inconciliabile con la mia professione. Insomma, non mi sentivo libero di essere me stesso perché pensavo al giudizio degli altri. Qualche mese dopo andai in studio con il mio amico Pasquale Provenzano e quella notte prese forma l’arrangiamento del pezzo così come oggi lo potete ascoltare.

Nel testo del singolo, esprimi la sensazione di non appartenere agli standard della società. Hai qualche consiglio per i tuoi fan su come abbracciare la loro unicità e sentirsi a proprio agio con se stessi?

È una domanda tosta questa qui, eh?! Non mi sento in grado di dare una risposta definitiva, ma se potessi parlare con chi mi segue direi che prima di tutto ognuno di noi deve capire chi è davvero e per riuscirci c’è una ricerca personale da fare. Non c’è una strada uguale per tutti. La mia rinascita sotto questo punto di vista è consistita nell’uscire dagli schemi. La società tende a classificarci: ci divide in categorie sulla base del tipo di lavoro, della disponibilità economica, di come ci vestiamo o della musica che ascoltiamo. Fregatevene! Ogni persona è unica e non deve rientrare in nessuna categoria imposta da altri.

Sappiamo che il tuo progetto musicale è nato subito dopo il lockdown. Come ha influito questa esperienza particolare sulla tua musica?

Il periodo del lockdown è stato il periodo più brutto della mia esistenza. Ho iniziato ad essere molto ansioso, ero costantemente nervoso ed ho rischiato letteralmente di sabotare la mia vita. L’unico momento in cui riuscivo scacciare tutti i brutti pensieri era quando mi chiudevo in stanza a fare musica. Chi mi conosce sa che sono sempre stato un fissato dei testi e che ero capace anche di impiegare mesi interi per scrivere al meglio le strofe dei miei pezzi. Magicamente quando ho preso la chitarra in mano sono tornato ad esprimermi in maniera genuina senza star lì a pensarci troppo. Ho capito che dovevo iniziare a fare quello se volevo stare bene!

Hai descritto il tuo stile come una svolta nel punk. Cosa ti ha spinto a abbracciare questa direzione artistica e quali sono le influenze musicali che hanno contribuito a plasmare il suono di questo nuovo singolo?

Ero arrivato ad un punto morto in cui avevo le orecchie sature di musica, perché in giro ci stava tutta roba uguale. Un giorno ho ripreso i vecchi CD che ascoltavo durante la mia adolescenza (Blink, Sum41, Offspring, Simple Plan) ed ho iniziato a fare ascolti su ascolti per cercare la mia visione e non essere la copia di nessuno. Sarei un idiota a non citare Naska, la Sad o Millefiori che sicuramente hanno dato quella spinta in più rivitalizzando la scena emo/Pop-Punk in Italia. Ma i miei reference sono principalmente esteri e se devo farti dei nomi che non siano scontati ti dico Balance and Composure. Menzione speciale a Tickets to my downfall anche se da un po’ di scontato.

Con questo nuovo singolo tuttavia, insieme al produttore ho cercato di creare un mio suono, spero di esserci riuscito!

Ti salutiamo chiedendoti: come artista pop-punk, come vedi il ruolo della musica nel contesto attuale, soprattutto riguardo alla possibilità di esprimere messaggi e sentimenti autentici?

La musica ha sempre avuto un impatto potentissimo sulle generazioni. Attualmente il mio pensiero è positivo! Credo che ci sia tanto da dire e che la musica sia il mezzo migliore per diffondere un messaggio. Ciclicamente accade che i mass media utilizzino alcuni artisti come capro espiatorio per giustificare la violenza del mondo in cui viviamo. La musica autentica per me è bella tutta! Anche da brutte storie si può trarre un messaggio positivo. Fate vostra la musica che ascoltate! Grazie del vostro tempo raga, ci becchiamo presto

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Dreg – Non fa x me (amuse.io)

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