Giama: Volevo dare nuova vita alla canzone

Giama, all’anagrafe Gianni Marallo, è uno di quegli artisti che non cercano l’effetto, ma l’essenza. Nato artisticamente nel mondo del rap, ha intrapreso un viaggio musicale che lo ha condotto verso territori più ampi e profondi, dove le sonorità del cantautorato, le vibrazioni del rock e l’emozione nuda della voce e della chitarra diventano strumenti per raccontarsi senza filtri. Con il suo nuovo singolo “Ora ci sei tu”, pubblicato da La Rue Music Records, Giama firma una canzone che è molto più di un brano: è un gesto di gratitudine, una dichiarazione sincera che nasce dal vissuto e si fa musica.

Il pezzo, nato quasi per caso da un’ispirazione improvvisa, è stato poi sviluppato in studio con la collaborazione di Simone Sandrucci e altri musicisti, trasformandosi da ballata acustica a brano strutturato, con arrangiamenti che valorizzano ogni parola. Ma al centro di tutto restano sempre le emozioni. In questa intervista abbiamo voluto conoscere meglio Giama: il suo percorso, le sue influenze, il modo in cui nascono le sue canzoni e il senso profondo che attribuisce alla musica come strumento di connessione e verità

Ci racconti qualcosa di te?
Sono Gianni Marallo, in arte Giama, un ragazzo di provincia che, partendo dal rap, si è appassionato al cantautorato. Con la chitarra, che suono da autodidatta, sto costruendo il mio percorso musicale. La musica è il mio modo di esprimermi.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Ricordo ancora quando mia madre mi raccontava di come, nel suo grembo, la musica mi facesse già “sgambettare”. Poi, crescendo, i viaggi in macchina con mio padre erano un’immersione nei suoni dei Nomadi, Celentano e Zucchero. Notavo subito la batteria: il ritmo delle canzoni mi catturava. Sembra che la musica mi abbia accompagnato fin dall’inizio, un legame profondo e naturale. Questi ricordi rappresentano le radici della mia passione.

“Ora ci sei tu” nasce come pezzo acustico: perché hai deciso di riarrangiarlo?
Volevo dare nuova vita alla canzone, mantenendo l’intimità dell’acustico ma arricchendola con sonorità che potessero amplificarne l’emozione. Il riarrangiamento è nato dal desiderio di sperimentare e far evolvere il pezzo, rendendolo più completo e vicino a ciò che sento oggi.

Qual è la più grande sfida che hai affrontato nel tuo percorso musicale?
La mia sfida più grande è stata arrangiare le basi e scrivere senza una formazione accademica, affidandomi solo all’orecchio. Ma soprattutto, la vera sfida è non mollare mai, perché sento il bisogno profondo di esprimermi e raccontare quello che vivo attraverso i testi.

C’è qualcosa che non hai ancora sperimentato musicalmente e che ti piacerebbe provare?
Mi piacerebbe molto sperimentare con il pianoforte, esplorando nuove melodie. L’idea di inserire una voce femminile, magari con un filtro, mi affascina. Vorrei provare un duetto, soprattutto con un ritornello cantato da una voce femminile. È un nuovo stimolo creativo e sono curioso di vedere cosa può nascere.