Tra spiritualità, filosofia e cantautorato, Gianluigi Tartaull ci regala un pezzo intenso e attuale. “Wi-Fi Free” diventa il simbolo di una generazione che cerca di non perdersi nella connessione totale, riscoprendo il piacere delle relazioni vere e del pensiero critico.

Un caro saluto a te, Gianluigi. “Wi-FI Free” ricopre un ruolo importante all’interno della tua carriera musicale?
Sicuramente è un passo avanti, perché rifletto su un mondo che sto frequentando, ma, data la mia età e i miei precedenti interessi, mi è piuttosto estraneo. Lo trovo comunque interessante e pieno di possibilità.
Da dove nasce la tua passione per la musica?
Dal canto. Da bambino ascoltavo mia madre cantare. Credo che l’imprinting
me l’abbia dato lei. Poi cantavo con mia sorella che suonava la fisarmonica nei trebbi con i vicini (cose da anni 50 del secolo scorso). Mi applaudivano e io mi sentivo gratificato. Molto piacevole e divertente. Poi, quando ho comprato la mia prima chitarra, ho imparato ad accompagnarmi e da quel momento non ho più smesso di cantare, dalle canzonette agli spirituals, dalla canzone popolare a quella cantautorale.
C’è un verso del brano che vorresti portare all’attenzione del pubblico?
I primi due versi “Bussa alla mia porta questa libertà, sul filo di una lama filosofica….”. Questa libertà assoluta che ci promette e a volte permette il Web
è ingannevole, ma la possiamo smascherare solo con la profondità del pensiero. Al liceo ci si chiedeva a cosa potesse servire lo studio della filosofia;
forse a difendersi da ciò che ci propinano.
In cosa consiste il progetto “Le canzoni della Via Trova”?
Questo progetto mette insieme canzoni inedite, che trattano vari argomenti, anche seri, con quel pizzico di ironia che ci salva la vita. Ci è piaciuto chiamarle Canzoni della via Trova perché questa strada di campagna, stretta e piena di curve, assomiglia al tragitto che compiono composizioni diverse, con linguaggi anche surreali, ma che puntano ad un fine comune: parlare di ciò che sta intorno a noi.