Con La guerra dei pensieri, Alfiero costruisce un percorso personale e introspettivo, offrendo al pubblico un album che affronta il tema del conflitto interiore con grande lucidità e delicatezza. Dieci brani che si muovono tra autobiografia e riflessione collettiva, raccontando le contraddizioni della mente umana, le ansie quotidiane e il bisogno costante di trovare un equilibrio tra ciò che siamo e ciò che desideriamo essere.
L’impronta cantautorale è chiara sin dalle prime note di Opera prima, che apre il disco con tono diretto ma non privo di malinconia. L’artista parte da sé stesso, dalla propria necessità di esprimersi, e costruisce progressivamente un dialogo con l’ascoltatore. I testi sono densi, ma mai ridondanti; parlano con parole semplici, scelte con cura, evitando retorica o artifici stilistici.
Musicalmente, l’album è equilibrato e vario: si passa da momenti più intimi e dilatati a episodi più vivaci, in cui il ritmo si fa protagonista. La scrittura di Alfiero si muove con naturalezza tra influenze diverse – dalla scuola del cantautorato classico italiano fino a sonorità più moderne – ma sempre con una coerenza stilistica che non cede alla confusione.
Brani come La paura e Un vinile di Dalla si distinguono per la capacità di evocare immagini forti con pochi elementi. Il primo riflette sul peso delle responsabilità e sulla tensione tra immobilità e desiderio di cambiamento, mentre il secondo omaggia in maniera delicata la memoria, la musica del passato e il valore delle emozioni semplici.
La title track, La guerra dei pensieri, è il cuore concettuale del progetto: una canzone che racconta il caos mentale, la battaglia invisibile che spesso ci accompagna senza che ce ne accorgiamo. Qui, Alfiero riesce a rendere universale un’esperienza profondamente personale, trovando un punto di contatto emotivo con chi ascolta.
Il disco trova una chiusura coerente, lasciando spazio alla riflessione ma anche a una sensazione di accettazione, quasi di riconciliazione. La guerra dei pensieri non cerca facili soluzioni, ma sceglie di stare dentro la complessità, raccontandola senza timore. È un lavoro maturo, scritto con onestà e consapevolezza, che conferma Alfiero come una voce sensibile e credibile nel panorama musicale italiano contemporaneo.